Celentano al Vetriolo

Il cantante spara a zero su tutti in uno show malriuscito

 

 Come si poteva non parlare del ritorno sul piccolo schermo di Adriano Celentano? Dopo mesi di polemiche, rinvii e misteri il Molleggiato è riuscito con Rockpolitik a far parlare ancora di sé. Di politica si, ma di rock se n’è visto ben poco. Mi riferisco in particolare alla prima puntata dello show, quella che ha raccolto più proseliti e per cui Adriano si è guadagnato le prime pagine di tutti i giornali.

Tutto si apre sulla sua immagine (e come poteva essere altrimenti) in versione dark (qualcuno mi spieghi gli occhiali da sole), ma che sofferenza vedere il grande cantante debuttare con una canzone in playback, performance  pure mal riuscita!

Il clima è cinematografico, come pure i costi: ad ogni puntata sono stati destinati 2,5 milioni di euro per un totale di 10 milioni. E per forza: Celentano ha preteso un team di super collaboratori, uno studio da Hollywood di altri tempi per l’impiego fino a dodici ore al giorno di più di 300 persone.  Neanche fosse il Festival di SanRemo! Forse tutte queste idee da megalomane lo hanno convinto anche di poter salire in cattedra per decidere cosa sia buono o cosa sia cattivo, o come dice lui, cosa rock e cosa lento. Non c’è neanche la possibilità di replicare, e neanche il bisogno, poiché a ogni suo divino giudizio scroscia l’applauso. Ci mostra inoltre una classifica secondo cui l’Italia si situerebbe al 77° posto, tra Bulgaria e Mongolia, in fatto di libertà di stampa ma in occasione del suo show l’Italia è risalita al primo. Come no. Ma chissà cosa avrà detto di così coraggioso. Quello che è chiaro invece è che Celentano si permette di sparare a zero su tutti , perfino sulla stessa Rai che gli ha offerto lo spazio per offendere la dignità del nostro servizio pubblico. Si lamenta di trovarsi in un Paese dove tutti hanno paura delle parole e dove oggi si possono dire solo cose che non danno fastidio. Ma l’Onnipotente dice ciò che vuole.

Patetico il duetto Santoro- Celentano: l’europarlamentare si è dimesso dal suo incarico proprio in occasione della sua comparsa di dieci minuti allo show, alla faccia dei 526.535 elettori di centrosinistra che lo avevano votato e a dispetto dell’Unità, che tante speranze confidava nel giornalista televisivo e che ora si sente tradita.

 Santoro ha gridato di volersi riappropriare del proprio microfono e di voler condurre una sua trasmissione, dove decidere cosa raccontare e come raccontarlo, inneggiando infine alla fratellanza e alla libertà.

Anche se hanno declinato l’invito, aleggiano nello studio gli spettri degli altri oscurati, a cui Adriano riserva tre banchetti vuoti e che ricorda con citazioni con tanto di foto e musica mortuaria. Certo, per non sembrare di parte il Molleggiato intermezza le sue sentenze con siparietti comici affidati a Maurizio Crozza, che nei panni del canatante dei Gipsy King mette in musica le primarie dell’Unione e inneggia a Zapatero.

Celentano voleva costruire uno show dallo stile non convenzionale, qualcosa di mai visto in tv. Sembra esserci riuscito: il grande cantante che stona e un Santoro versione Marsigliese proprio non se l’aspettava nessuno. Dopo tanta attesa volevamo di più.

 

di Federica Colalelli

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